di Trippi
Nel mio lavoro mi capita di incontrare stranieri che lavorano come animatori e figuranti. Come spesso accade con alcuni ci si trova meglio che con altri e soprattutto con le donne nasce quella complicità, quel feeling che è tipico femminile e trascende dal luogo di nascita. Nonostante ci siano ragazze in rappresentanza di tantissimi paesi e lingue e la loro età spazi dai 20 ai 45 anni quello che passa non è la nazionalità. Spesso sono accomunata a loro dall'età, a volte dalla nostalgia, altre dall'ironia. Tutte, un pò come quando si va dal parrucchiere, mi aggiornano sui fatti della loro vita, le piccole e grandi gioie e soddisfazioni. Qualcuna mi mostra orgogliosa il permesso di soggiorno appena arrivato (mentre prima avevano solo la ricevuta di una raccomandata), altre studiano all'università e mi raccontano le difficoltà che devono superare. Insomma con alcune si è creato un bel rapporto di simpatia e empatia.
Così quando settimana scorsa arriva Zoe (il nome è inventato) mi rendo subito conto che c'è qualcosa di storto. Lei che di solito arriva truccatissima, fresca di messa in piega e con colori sgargianti ai capelli è struccata, ha una ricrescita che fa paura e il resto della testa sfuma dal rosso spento al biondo opaco. Vedo che ha anche difficoltà a mantenere la concentrazione.
Le propongo un break!
Quando una ragazza che di solito porta una ventata di freschezza e allegria, sembra trasportare sulle spalle il peso del mondo l'unica cosa da fare è darsi tempo e cercare di capire di che problema si tratta e vedere se sia possibile dare un suggerimento, un consiglio, mostrare una via di fuga.
Si perchè a 20 anni i problemi spesso sembrano insormontabili, anche quando non lo sono, si tende ad ingigantire tutto e vedere come irreparabile ogni increspatura all'ordine che vorremmo dare alla nostra vita.
Non più tardi di un anno fa assistetti allo sgretolamento del sistema di valori e delle certezze di un'altra ventenne, sicuramente meno smaliziata e scafata di questa.
Così ci siamo bevute un bel caffè bollente e dopo una seduta di trucco e parrucco è arrivato il momento delle confessioni.
"Scusa, è da qualche settimana che ho la testa per aria, mio padre mi sta fidanzando!"
Altro che problema da ventenne. Mi ha spiegato che un ragazzo di buona famiglia che abita nel suo paese di origine è andato dal padre e ha chiesto la sua mano.
Il padre convinto del consenso della figliaha temporeggiato e, immerso nel ruolo dell'uomo moderno ha spiegato al giovane pretendente che la decisione sarebbe spettata alla figlia: "ha ripetuto anche a me queste parole quando mi ha dato questa notizia al telefono, ma dal tono entusiasta e dalle pressioni che ha fatto perchè tornassi durante il periodo di Pasqua ho capito che stava già organizzando la festa!".
Non riuscivo a capacitarmi che fosse proprio Zoe a raccontarmi questa storia, proprio lei che mi aveva sempre detto di voler provare la convivenza prima di sposarsi, di preferire i ragazzi italiani ai propri connazionali per il modo diverso con cui si approcciano alle donne e i suoi sogni di specializzazione post laurea..
Ero incredula, così nell'ora successiva ogni tanto facevamo una pausa e lei tornava sull'argomento:
"ho chiesto a mia mamma di tenere a freno il papà, solo che lo sento così entusiasta e non ho il coraggio di dirgli che io questo ragazzo lo ricordo a malapena e per quel che ricordo non mi piace".
Il padre non solo non potrebbe accettare un "ragazzo occidentale", ma avrebbe difficoltà ad accettare chiunque non sia nato e cresciuto nei dintorni del proprio paese, una persona con un passato e una famiglia non controllabile. Il sogno di ogni capofamiglia è assicurare alle figlie il matrimonio con un buon partito un ragazzo di buona famiglia. Tutto il percorso di formazione della ragazza deve tendere a questo. La laurea, il titolo di studio è una "patente di qualità" per la ragazza, un "valore aggiunto" da sommare alla famiglia di provenienza. Anche se poi, nonostante gli studi all'estero, una volta tornate a casa, per le donne sposate non ci sarebbe stata possibilità di lavorare: "a meno che non si faccia la parrucchiera, ma la clientela deve essere rigorosamente femminile".
Zoe nel corso del nostro incontro si è liberata un pò di quella zavorra che si portava dietro, è uscita dal mio ufficio più leggera e sorridente. Io ho preso un pò di quel peso e adesso non posso fare a meno di chiedermi se la generazione di Zoe riuscirà a liberarsi di queste catene. Sono certa che mentre non è in grado di tutelare il suo destino farà però di tutto per salvaguardare quello dei suoi figli.
Ma non mi sembra abbastanza. I problemi delle ventenni non sono sempre facilmente superabili!
5 commenti:
Bè, è orribile.
Mi auguro che Zoe ce la faccia a liberarsi, e a dire a suo padre come la pensa davvero a proposito di questo matrimonio combinato. Certo per queste ragazze che studiano da noi è veramente difficile tornare ad una mentalità così diversa. Spero che lei ce la faccia, e per se stessa, non per le sue future figlie.
Ciao!
Temo che per lei uscire dalla gabbia sarà difficile, lei fa affidamento sulla capacità di persuasione della madre. Mi auguro che riesca a trovare la forza per percorrere la sua strada, non quella tracciata da altri per lei.
Mi chiedo: quando si parla di integrazione, come ci poniamo davanti a queste situazioni. Ho visto parecchi pasdaran del multiculturalismo incartarsi su questioni come questa.
Sassicaia: sono per il multiculturalismo, ma non per l'integralismo, tanto meno per l'opportunismo o la stupidità. Mi dispiace per Zoe, ma l'unica che può salvare la sua situazione è lei stessa. La posizione del padre è finto moderna, ma lo è anche la sua. In realtà è facile mediare finchè si abita lontano, ma una volta tornate tra le mura domestiche queste ragazze subiscono li stessi limiti e le stesse castrazioni di quelle che non si sono mai allontanate (e non conoscono alternative). Contemporaneamente non tollero le donne straniere che circuiscono uomini anziani qui in Italia per ottenere cittadinanza e favori in modo più rapido.
Per quanto mi riguarda anch'io sono per il multiculturalismo, e fondamentalmente credo che solo Zoe possa liberare se stessa, ma ricorda che anche noi veniamo da un sistema di società patriarcale e che è un sistema che ha ancora convinti esegeti anche qui da noi. Si capisce quindi quanta scarsa attenzione ci sia verso i diritti individuali della persona a scapito di convenienze politiche di comodo; diciamo che il coraggio di Zoe richiede anche il sostegno da parte di chi dice di professarsi libero e magari di cercare di fare un ulteriore sforzo proprio da parte nostra affinchè anche da noi tante false libertà vengano trasformate in libertà reali. Perchè il mezzo di circuire uomini benestanti o megliostanti non é un'usanza solo di donne straniere, ad esempio.
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