ancora miti, riti e liturgie di abbordaggio metropolitano

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domenica 3 maggio 2009

Che rottura!



di Trippi

Quanto è disposta a sopportare una donna? Fino a che punto siamo capaci di scendere a compromessi? E cos'è che poi ci fa dire "BASTA!"?

Gli uomini, a meno che non ci sia una nuova donna che fa eccessive pressioni, ma anche in questo caso esercitano forti resistenze, difficilmente rompono una relazione stabile, tendono piuttosto alla gestione in parallelo di diversi rapporti.
Noi donne invece quando arriviamo al punto critico, nonostante rospi di proporzioni epiche ingoiati nel tempo, siamo capaci di mandare in vacca un rapporto per un tubetto di dentifricio mal spremuto. Come la mela di Pippo e topolino che fa affondare la barca stracarica, la classica goccia che fa traboccare il vaso e rimette le cose nella giusta prospettiva.
Così affrontiamo la sofferenza all'insegna del cambiamento e della trasformazione. Con il terrore di rimanere sole e il panico di perdere ancora tempo con la persona sbagliata.

Reduce dalla rottura con il mio ex, quando cominciavo a riacquistare sicurezza, dopo essermi trascinata come un fantasma per l'ufficio per qualche settimana, un collega che normalmente stava sempre qualche metro sopra le righe (complice forse la cocaina di cui faceva abbondante uso) mi disse una frase che segnò il passaggio dalla fase ingenua a quella del disincanto.

Mi disse che dovevo smetterla di fare la forte, che anche se mi sembrava di stare bene nei mesi successivi mi sarei ritrovata a guardare il cellulare in attesa di una chiamata e a farmi mille domande. Aggiunse poi che "una storia finita va archiviata" e che "bisognerebbe guardare sempre avanti", tornare indietro sarebbe "stato inutile, stupido e dannoso per entrambi!". Per fugare la mia ansia da fallimento chiuse la sua unica conversazione di un certo spessore con la sottoscritta dicendomi "non perdere tempo a rimpiangere il passato, e non avere paura di non trovare di meglio, arriveranno altri uomini nella tua vita, ti innamorerai più volte e l'ultimo sarà sempre il migliore!".

Per dare un'idea di quale quale fosse la fonte di questi consigli vi citerò un aneddoto, il figlio di una conoscenza comune, riferendosi al collega cocainomane chiese alla madre "mamma, ma Calletto (Carletto ndr) è un cattone animato?".

Ora se c'era arrivato persino un cattone animato, potevo arrivarci anche io!!

Mi chiedo se la signora Veronica Lario abbia avuto una conversazione simile con l'avvocato di cui sente di potersi finalmente fidare, quando ha deciso di divorziare da suo marito, il nostro presidente del consiglio e di tante altre cose...

Non entro nei meriti e nei demeriti della loro relazione, dal punto di vista sessuale/affettivo penso sia finita da un pezzo. Capisco anche che a un certo punto una donna, per quanti agi e vantaggi possa ricavare da un unione, possa decidere di far valere la propria dignità. Non so se sia questo il caso, sinceramente non me ne può impipparre di meno. Nostra Signora di Arcore sostiene di non poter stare con un uomo che va con le minorenni (sorvoliamo sul fatto che secondo la mia socia Chica Mala al cav non tirerebbe neanche con una camionata di viagra), di averne parlato con i figli che pur non volendo fare niente contro il genitore la sostengono.

Un tempo, nei piccoli paesi, quando un marito lasciava la madre dei propri figli per andare via con una donna più giovane, spariva con la scusa di andare a comprare un pacchetto di sigarette e evaporava. In genere si veniva a sapere qualcosa sul "fumatore" dalle voci dei maligni oppure in occasione del funerale. Uomini alla "Mattia Pascal" destinati al "fu" e al rancore di figli e mogli abbandonate. Un bel salto in avanti, no? Oggi il fumatore ha oltre 70 anni, patrimonio e posizione ragguardevole, sbandiera collocazioni neocon o teocon che dir si voglia e mette le mani su uteri, dolori e stati di famiglia altrui! Non fosse altro che per la "rottura" che questa lavata di panni sporchi in piazza causa al premier la "signora" mi sta simpatica. Per quanto possa essere inacidita dalla mancanza di attenzioni del marito e dall'eccesso di cure nei confronti di altre figure femminili di fronte all'universo porco mondo. Sono sicura che da qualche parte nel futuro della signora c'è qualcuno migliore del suo attuale marito al quale mi auguro spilli il necessario per invecchiare e scomparire!

giovedì 16 aprile 2009

Mi stanno fidanzando


di Trippi
Nel mio lavoro mi capita di incontrare stranieri che lavorano come animatori e figuranti. Come spesso accade con alcuni ci si trova meglio che con altri e soprattutto con le donne nasce quella complicità, quel feeling che è tipico femminile e trascende dal luogo di nascita. Nonostante ci siano ragazze in rappresentanza di tantissimi paesi e lingue e la loro età spazi dai 20 ai 45 anni quello che passa non è la nazionalità. Spesso sono accomunata a loro dall'età, a volte dalla nostalgia, altre dall'ironia. Tutte, un pò come quando si va dal parrucchiere, mi aggiornano sui fatti della loro vita, le piccole e grandi gioie e soddisfazioni. Qualcuna mi mostra orgogliosa il permesso di soggiorno appena arrivato (mentre prima avevano solo la ricevuta di una raccomandata), altre studiano all'università e mi raccontano le difficoltà che devono superare. Insomma con alcune si è creato un bel rapporto di simpatia e empatia.
Così quando settimana scorsa arriva Zoe (il nome è inventato) mi rendo subito conto che c'è qualcosa di storto. Lei che di solito arriva truccatissima, fresca di messa in piega e con colori sgargianti ai capelli è struccata, ha una ricrescita che fa paura e il resto della testa sfuma dal rosso spento al biondo opaco. Vedo che ha anche difficoltà a mantenere la concentrazione.
Le propongo un break!
Quando una ragazza che di solito porta una ventata di freschezza e allegria, sembra trasportare sulle spalle il peso del mondo l'unica cosa da fare è darsi tempo e cercare di capire di che problema si tratta e vedere se sia possibile dare un suggerimento, un consiglio, mostrare una via di fuga.
Si perchè a 20 anni i problemi spesso sembrano insormontabili, anche quando non lo sono, si tende ad ingigantire tutto e vedere come irreparabile ogni increspatura all'ordine che vorremmo dare alla nostra vita.
Non più tardi di un anno fa assistetti allo sgretolamento del sistema di valori e delle certezze di un'altra ventenne, sicuramente meno smaliziata e scafata di questa.
Così ci siamo bevute un bel caffè bollente e dopo una seduta di trucco e parrucco è arrivato il momento delle confessioni.

"Scusa, è da qualche settimana che ho la testa per aria, mio padre mi sta fidanzando!"

Altro che problema da ventenne. Mi ha spiegato che un ragazzo di buona famiglia che abita nel suo paese di origine è andato dal padre e ha chiesto la sua mano.
Il padre convinto del consenso della figliaha temporeggiato e, immerso nel ruolo dell'uomo moderno ha spiegato al giovane pretendente che la decisione sarebbe spettata alla figlia: "ha ripetuto anche a me queste parole quando mi ha dato questa notizia al telefono, ma dal tono entusiasta e dalle pressioni che ha fatto perchè tornassi durante il periodo di Pasqua ho capito che stava già organizzando la festa!".

Non riuscivo a capacitarmi che fosse proprio Zoe a raccontarmi questa storia, proprio lei che mi aveva sempre detto di voler provare la convivenza prima di sposarsi, di preferire i ragazzi italiani ai propri connazionali per il modo diverso con cui si approcciano alle donne e i suoi sogni di specializzazione post laurea..

Ero incredula, così nell'ora successiva ogni tanto facevamo una pausa e lei tornava sull'argomento:
"ho chiesto a mia mamma di tenere a freno il papà, solo che lo sento così entusiasta e non ho il coraggio di dirgli che io questo ragazzo lo ricordo a malapena e per quel che ricordo non mi piace".
Il padre non solo non potrebbe accettare un "ragazzo occidentale", ma avrebbe difficoltà ad accettare chiunque non sia nato e cresciuto nei dintorni del proprio paese, una persona con un passato e una famiglia non controllabile. Il sogno di ogni capofamiglia è assicurare alle figlie il matrimonio con un buon partito un ragazzo di buona famiglia. Tutto il percorso di formazione della ragazza deve tendere a questo. La laurea, il titolo di studio è una "patente di qualità" per la ragazza, un "valore aggiunto" da sommare alla famiglia di provenienza. Anche se poi, nonostante gli studi all'estero, una volta tornate a casa, per le donne sposate non ci sarebbe stata possibilità di lavorare: "a meno che non si faccia la parrucchiera, ma la clientela deve essere rigorosamente femminile".

Zoe nel corso del nostro incontro si è liberata un pò di quella zavorra che si portava dietro, è uscita dal mio ufficio più leggera e sorridente. Io ho preso un pò di quel peso e adesso non posso fare a meno di chiedermi se la generazione di Zoe riuscirà a liberarsi di queste catene. Sono certa che mentre non è in grado di tutelare il suo destino farà però di tutto per salvaguardare quello dei suoi figli.

Ma non mi sembra abbastanza. I problemi delle ventenni non sono sempre facilmente superabili!


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