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mercoledì 13 aprile 2011

Ora non resta che "La flagellazione"

Il manifesto della mostra con la "Medusa Murtola", portata via dal proprietario dell'opera


A quanto pare delle tre opere di Caravaggio previste alla mostra "Gli occhi di Caravaggio" nel Museo Diocesano in Corso di Porta Ticinese 95  a Milano (fino al 3 luglio) ne resta solo una. Una delle due perse per strada non è mai arrivata perchè i proprietari non avevano nessuna intenzione di prestarla, la seconda è stata ritirata dal proprietario perchè definita "copia" mentre è un originale e precede di due anni la versione degli Uffizi.

Resta comunque una bella mostra e vale comunque la pena, per chi non l'avesse ancora fatto, vedere le opere degli artisti contemporanei di quello più "popolare" che le da il nome, quelle che ha studiato e osservato prima di partire per Roma.
Amo moltissimo le opere del periodo e ho avuto modo di goderne da un punto di vista "privilegiato". Durante l'università, infatti, ho avuto la fortuna di fare diversi "viaggi d'arte". Il primo, poco più che matricola, con il centro pastorale dell'università Cattolica è stato quello con il miglior rapporto qualità prezzo: 100 mila lire per una settimana a Venezia (era il 1994 l'anno marciano, la città era al top!) e l'accesso a zone e opere inaccessibili ai turisti o ai visitatori occasionali. Come compagni, guide e passpartout d'eccezione docenti e studenti dell'Università Ca Foscari (dal Prof Galimberti, alla suora che ci ha permesso di vedere le opere in restauro nella chiesa di Santa Maria della Salute e la biblioteca, allo studente che ci raccontava di quando ancora si poteva fare il bagno nei canali e ci faceva pranzare a prezzi adatti alle nostre tasche vuote).
E' stata poi la volta delle piccole gite in giornata con il pullman organizzato dagli assistenti della Prof.ssa Gatti che partiva dal piazzale di fronte all'Università, ogni sabato, destinazione Ferrara, Mantova, Lodi, ma anche Parma, Fontanellato, il Sacro monte di Varallo, in cui hanno lavorato gli autori delle opere presenti alla mostra (Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano). Erano gli anni in cui passavo spesso i pomeriggi a Brera o a studiare nell'Istituto di Storia dell'arte. Avere tra gli esami Storia dell'arte medievale, moderna e infine quella contemporanea mi permetteva di avere accesso alle mostre, ai musei e nelle chiese a prezzi agevolati se non gratuitamente. Con Udo, il mio vecchio compagno di Università che mi ha messo il soprannome Trippi, che ancora mi porto dietro, ho poi scoperto l'arte contemporanea, un altro viaggio con l'Università costato 500mila lire ci ha fruttato una settimana a Parigi tra Louvre, Musée d'Orsay, Centre Pompidou, Musée Picasso, Musèe Rodin, il Maillol e tutti i piccoli musei dedicati ad artisti che mi facevano pensare che l'arte fosse morta seppellita dalla "merda d'artista".
Tutte le volte che torno indietro ai miei anni di studio penso che se ne ho un ricordo così pieno e positivo è proprio per tutto quel bello di cui mi sono circondata. Di tutta quell'arte mi è rimasto poco e nulla, spesso faccio confusione anche sugli autori delle opere maggiori e dei luoghi in cui si trovano, ma penso che non si possa fare a meno di essere umanisti dopo essersi riempiti gli occhi di tanta bellezza.
Ecco perchè non riesco ad accettare che la mia fortuna non possa essere condivisa da chi verrà dopo, che le nostre architetture, i palazzi storici, le opere d'arte non vengano non solo tutelate ma coccolate e vezzeggiate come merita quello quanto ci è arrivato tra le mani senza che abbiamo fatto niente per meritarlo.
L'unica differenza tra gli uomini e gli animali è solo nell'arte, se i nostri politici, la nostra classe dirigente non lo capisce a noi non resta che la flagellazione (loro però!).

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