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mercoledì 7 aprile 2010

Salsa Dura



Difficile capire esattamente in cosa consista la salsa dura, il "rinascimento salsero" che dagli anni 90 domina nelle piste newyorkesi se non la si considera in contrapposizione a sonorità commerciali pop che poco e niente hanno a che fare con quelle della tradizione.
Quando si inizia a ballare in genere è più facile apprezzare musiche più simili alle nostre, più orecchiabili e di immediata memorizzazione.
Con il passare del tempo, mentre aumenta il controllo del corpo cresce la consapevolezza di se e la voglia di sfruttare al meglio quello che la musica offre. Ed ecco che i gusti cominciano a cambiare, senza che ce ne rendiamo conto.
Ma è normale che la capacità di cogliere differenze e sfumature si evolva con l'ascolto, mentre aumenta il gusto per sonorità complesse che potevano lasciare interdette orecchie poco abituate.
Nonostante abbia da poco compiuto il mio 5 compleanno salsero, ho fatto pochi corsi di salsa: un inizio free style nel pub di mio cugino (con Anthony Mancini in console durante l'aperitivo latino della domenica), la settimana dopo la fine della mia convivenza con il fidanzato storico, un anno di cubana (in cui ci siamo conosciute io e Chica Mala) e 4 mesi di portoricana con Claudio Fregata.
Dopodichè il nulla cosmico.
Solo un nuovo fidanzato portato per la salsa in linea che si ostinava a cozzare con la mia testardaggine e provava a insegnarmi qualcosa tra le mura domestiche.
Ecco perchè nonostante siano ormai 3 anni che frequento prevalentemente piste in cui si balla portoricana o New York io mi sono sempre sentita cubana inside.
Ma di recente comincio ad apprezzare melodie puriste della grande mela.
Sarà perchè mi sono decisa finalmente a frequentare un corso di salsa in linea, sarà perchè a furia di frequentare il Luna Rossa?
Oppure perchè un compagno di corso cui avevo chiesto di prepararmi un cd con qualche brano su cui esercitarmi a casa me ne ha passati 110?
Oppure perchè la mia amica sicula è arrivata armata di una pila di cd di guaganco, pachanga, son e chacha (che mi sono riversata in cartelle nel portatile, le catalogherò con calma) per il pomeriggio salsero di pasquetta nella premiata pista da ballo di Trippi e del Signore delle tempeste, il soggiorno di casa lustrato a cera.
Però lo ammetto, certe sonorità cominciano ad entrarmi davvero sottopelle.
Che sia stata contagiata definitivamente?
Mentre cerco di capire vi faccio ascoltare questo brano di La Excelencia tratto dal cd dello scorso anno "Mi tumbao social"


Buona salsa a tutti. Qualunque genere vi piaccia ballare o ascoltare.



2 commenti:

Marco el Risueño ha detto...

Infatti la Salsa Dura è un modo di suonare libero, come si può pretendere di ballarla seguendo uno schema? Non si sa cosa sia, se un genere o uno stile si sa che lo ha tirato fuori Jimmy Bosh ,però non è male, da ascoltare e da ballare. Personalmente preferisco la "portoricana" quella più classica tipo quella di Victor Manuelle per intenderci. La salsa è bella tutta a me basta sentire la clave e sto bene.

Trippi ha detto...

Marco sono d'accordissimo con te la salsa ha lo stesso effetto terapeutico su di me.
Se per ballarla con uno schema intendi in base a delle figure codificate si può, se queste vengono adattate e alternate con pasitos in base alla musica. Purtroppo però i ballerini hanno la loro coreografia in mente e te la propongono/impongono con qualsiasi ritmo o musica. Ma sono tutti passaggi che richiedono tempo. Come dicevo nel post l'orecchio musicale si evolve e così anche la capacità di far compiere al corpo i movimenti che la musica richiama. Ecco perchè ci sono bravi ballerini/e e persone che ballicchiano, prendendo dal ballo l'aspetto prevalentemente ludico e liberatorio, come me ;-)

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