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venerdì 14 maggio 2010

La media val ben un'ora di religione! O no?

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Penso che l'ora di religione facesse media anche ai miei tempi, ma forse sbaglio. So solo che non appena venne introdotta la possibilità di non farla mi avvalsi della facoltà di fare ora buca!

Nella somma di quelle ore ho letto di tutto di più, ma sarei rimasta volentieri in classe se non si fosse trattato di catechismo mascherato da didattica. Ad essere sincera penso che fosse contento della mia assenza anche l'insegnante di religione di turno, facevo domande fastidiose e irritanti sulla simbologia cristiana ereditata da altre religioni e reciproche influenze.

In tutta onestà la possibilità di aumentare o meno la media con l'ora di religione era un problema o un vantaggio di chi la seguiva e scorreva nei binari della mia più totale indifferenza. Insomma chisenefregava e chi se ne frega.

Il mio problema era l'avere a che fare con insegnanti spesso poco preparati e poco disponibili al confronto.
Poi però mi sono iscritta all'università, quella Cattolica di Milano e li ho dovuto sostenere 3 esami di teologia obbligatori. Si poteva se non altro scegliere l'ambito, così io, miscredente, ho selezionato l'esame in base al contenuto e non alla semplicità del tema o bontà del docente (come facevano i miei colleghi praticanti, ma si sa loro sapevano già tutto).

Ed ecco l'Analisi della Bibbia come testi letterario (chi ha scritto la bibbia, le tre fonti e le discrepanze) il primo anno, i riti dell''Iniziazione cristiana il secondo e Econonomia ed ecologia il terzo.

Non ci crederete, ma mi sono appassionata, tanto da riportare ottimi risultati. Per i primi due esami il docente era un monaco francescano, Padre Falsini, teologo della CEI che parlava in modo totalmente diverso dai preti di provincia, una persona con cui poteva essere interessante un confronto e uno scontro (infatti penso abbia avuto qualche problema, non so se con la CEI, con la Cattolica o con entrambe). Un uomo con delle risposte credibili e non un pretuncolo con i paraocchi.

Sul terzo esame stenderei un velo pietoso, non tanto per la materia e il risultato, ma per il modo surreale in cui si tenne. Ricordo che Monsignor Motal, il titolare della cattedra arrivò in aula con un nutrito gruppo di assistenti che sembrava uscito paro paro dalla Piccola bottega degli orrori e/o dalla famiglia Addams, circondato dall'aura e dal mito di bloccare ad libitum i laureandi che avevano tenuto il suo come ultimo esame.

Lo strano gruppetto chiuse le persiane e sbarrò le porte, dispose i banchi a forma di croce, ritirò i libretti di tutti, cacciò fuori dall'aula gli studenti che non dovevano sostenere l'esame e a un certo punto assunse atteggiamenti tipici di chi è mentalmente disturbato e provato.

Ancora adesso non mi spiego lo strano balletto e il delirio di quella giornata, ringraziai l'assistente che mi interrogò e scappai via al termine dell'esame contenta di averlo superato senza ferite e con la convinzione di aver chiuso l'esperienza.
Mi sbagliavo, nonostante una foto della mia laurea mi ritragga mentre faccio il gesto dell'ombrello e dico "Avete finito costruire nuovi chiostri con i miei soldi" la settimana successiva eccomi iscritta al Master post laurea. Fu così che sostenni il 4 esame di teologia, spacciato per Etica e Deontologia professionale durante la specializzazione, ma è comprensibile, perchè come già detto altre volte per i cattolici la loro è l'unica morale possibile oltre che la migliore.


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