Ieri, con l'ultimo libro della mia personale scorta quasi terminato e l'horror vacui di non averne uno da iniziare appena l'avessi divorato ho fatto la mia solita capatina in una delle librerie di corso Buenos Aires, a Milano. Così, con in borsa Chesil Beach di Ian McEwan, ho approfittato degli sconti del 25% sui tascabili Einaudi e mi sono accattata anche Sabato e Espiazione.
Accabadora, di Michela Murgia, che occhieggiavo già da un pò, l'ho comprato a prezzo pieno, si è appena aggiudicata il SuperMondello e così perdo ogni speranza di poterlo trovare a breve scontato (nella mia personale sfera di cristallo prevedo che costringeranno orde di studenti a leggerlo, facendoglielo odiare).
Mentre mi congratulavo con me stessa per gli sconti sui libri di McEwan e tentennavo se prendere Dance Dance Dance scontata in italiano o in inglese a prezzo pieno cade la linea con mia sorella, che ci è ciucciata in tempo reale l'inventario della mia indecisione. Mi decido così a pagare i mie trentasei euro per 3 libri ed esco, con la consapevolezza che avrei potuto risparmiare ulteriormente se non fossi così drogata da quei caratteri neri su sfondo bianco.
Ed ecco che in effetti Chesil beach l'ho finito oggi in pausa pranzo su una panchina, senza avere appresso un altro libro da iniziare nel viaggio in metro fino a casa.
Diretta verso un edicola in cui cercare qualcosa che mi tenga occupata in treno, al rientro, la mente torna su alcuni passaggi del libro, sulle frasi non dette dai personaggi, i gesti non compiuti e i momenti fatali.
Cerco da un lato gli equivalenti dei danni irreversibili fatti dalla mia personalissima ignoranza, nei miei personalissimi rapporti interpersonali, conquiste e fallimenti.
Misuro a spanne, dall'altro lato adesso la paura del sesso si manifesto troppo spesso in modo opposto, con la tendenza altrettanto insensata a svilire tutto, in una pornografia dell'immagine e del senso di inadeguatezza. Metto su un piatto di una bilancia a due braccia l'errore di Edward, protagonista di Chesil Beach, nell'aver collocato la propria fidanzata e poi moglie in un altare di erotismo e sensualità mal interpretata, intoccabile fino alla prima notte di nozze, per rispetto non tanto delle convenzioni, ma del peso attribuitogli da loro stessi, ingabbiati in un epoca pre-moderna. Nell'altro piatto quelli dei nipoti di quella generazione: ragazzi bloccati nel ruolo opposto, incapaci di vivere l'attesa e il desiderio, abituati a non dovere più chiedere niente, spaesati e destabilizzati quando avviene, devastati per un rifiuto. Quante sfumature però tra il buio dell'ignoranza dei nonni e l'eccesso di informazioni attuale dei nipoti, l'accecante consapevolezza che forse proprio per questo li rende così fragili.
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