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venerdì 18 settembre 2009

Vanità e contrappassi danteschi

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Trippi

Ho scoperto di essere miope in prima media. La miopia era leggerissima, ma devo dire che mi sono data parecchio da fare per peggiorare la situazione rapidamente. Con la frangia perennemente sugli occhi, drogata di libri, la notte non riuscivo a dormire se non mi smalloppavo prima la mia dose di pagine illuminate da una abat jour sgangherata piazzata sotto il lenzuolo (per non disturbare mia sorella che dormiva nel letto accanto).
Nell'86, avevo 14/15 anni, è arrivato il pc, mica quello di adesso con lo schermo gigante lcd che non nuoce, quello con gli schermi da 12/13 pollici che logoravano gli occhi anche da spenti, con i caratteri lampeggianti in DOS e l'incubo del programma di contabilità Spiga verdastro che faceva accavallare pupille e sinapsi!
Poi l'università, con le full immersion a 15 giorni dall'esame che mi trasformavano in una paria in pigiama che si alimentava con cracker salati alla nutella e stecche di sigarette.
Non so se il colpo di grazia alla vista mi venne inferto dalla nebbia di nicotina e catrame che mi aleggiava intorno (temo mi abbia asfaltato le cornee) o dalla scelta, geniale anche questa non c'è che dire, di lasciare le mie velleità giornalistiche per fare dapprima le ricerche iconografiche per la tv e poi la produttrice tv. Questa intelligentissima scelta professionale, oltre ad avermi garantito la precarietà per un decennio, mi ha fatto lavorare per altrettanto tempo con video che scorrevano ad altissima velocità.
Siccome non mi faccio mai mancare niente le attività non le ho mai abbandonate, ma sommate.
Così alla lettura iniziale si era aggiunto il settore informatico dapprima e il web poi, la tv e le immagini alla fine del percorso.
Uno sfacelo, dai -3 dei 18 anni sono passata ai -6 dell'università (che mi facevano pensare a un cane guida come degno regalo per la laurea), ai -9 del 2003 (finalmente stabile dopo i 30).
Nel mio delirio narcisistico gli occhiali erano i miei fedeli compagni casalinghi che sparivano non appena mettevo i piedi fuori di casa.
Nessun problema per i primi anni, a parte una reputazione che variava dal menosa allo schizofrenica. Infatti chi non mi conosceva osava, ingenuo, salutarmi anche quando non si trovava nei 2/3 metri nei quali riuscivo a distinguere movimenti o completare i volti. Non dico poi i bernoccoli quando calcolavo male le distanze!

Vanitosa come una scimmia mi sono rassegnata a mettere gli occhiali in pubblico quando ho iniziato a lavorare in un bar durante la stagione estiva: non distinguevo le etichette!
Appena finivo il turno, manco a dirlo, tornavo tra le nebbie del mio difetto.
Ho sguazzato allegramente e incoscentemente nel mio handicap fino ai 20 anni, quando finalmente uscirono in commercio delle lenti morbide che riuscivo a tollerare. Me le feci fare su misura, erano annuali e circondavano la mia pupillina con diametro 13 senza lasciare aloni intorno (quelle standard industriali avevano 14/14.5).
La megalomane vanesia e spendacciona che era in me era soddisfatta!
Con le lenti fu primo amore. Una volta indossate non le volli togliere più.
Fino a un paio di settimane fa!
Quando un tizio durante una serata salsera mi ha ficcato il suo dito sudato e carico di batteri propri e delle ballerine precedenti dritto dentro il mio occhio sinistro. Me l'ha conficcato proprio nella parte alta della cornea, dove c'è la curvetta e la palpebra non umetta bene! Una precisione geometrica degna di Giotto, è riuscito a fare la quadratura del cerchio proprio sulle mia orbita! Decisa a dormirci sopra e a non mettere le lenti per un paio di giorni l'indomani mi sveglio con le gambe massacrate dalla palestra più doloranti dell'occhio. Solo nel pomeriggio, per l'insistenza del mio fidanzato, mi decido ad andare al pronto soccorso. Per fortuna.
Le lenti a contatto mi avevano salvato da pericolose infezioni, ma la cornea era comunque sofferente. Antibiotico per una settimana, niente lente a contatto, ma visita oculistica con esame del fondo dell'occhio (per escludere lesioni alla retina) al termine della cura. Già che c'ero ho prenotato per farmi fare il controllo anche all'altro occhio, latitavo dal 2004.
E' saltato fuori che sono soffententi entrambi, ho contratto un qualche virus che mi ha causato una "cheratite punctata superficiale diffusa".

Secondo l'oculista è difficile stabilire la causa, che può essere tanto la piscina, quanto le lenti a contatto o l'aria condizionata in ufficio. Ma io conosco la verità, so benissimo chi è il colpevole, è il mio migliore amico da anni. La lente di cui non faccio uso, ma ABuso.
La mia cura sembra un contrappasso dantesco: niente lenti a contatto per 20 giorni, gocce con cortico steroidi (doping) per 10 giorni e altre gocce con Gymco biloba per tutto il periodo. Ok, sarò una cessa spaventosa per un pò, ma sarò una figa pazzesca al termine della cura, allenata e abbronzata!
Le sole due volte in cui ho dovuto sospendere l'uso delle lenti (la prima volta per una congiuntivite bastarda) e sono andata in giro con gli occhiali la domanda delle persone SCIOCCATE dallo spessore delle lenti (compreso il mio fidanzato) è stata:
"stai bene, ma perchè non fai l'intervento?".
Già perchè non lo faccio? Finora mi aveva fermato il costo (la mutua non lo passa, e lasciamo perdere che passano gli interventi per sistemare i nasi devastati dalla cocaina), altro blocco dover stare senza lenti a contatto per una quindicina di giorni per fare la visita di controllo e altrettanti se non di più prima dell'operazione.
Quando mai mi ricapiterà di stare senza lenti così a lungo? Fatti 20 giorni ne faccio altri 10 e mi sottopongo allo screening e vedo se ho le carattaristiche adatte per risolvere questo problema. Ho prenotato la visita oculistica per il 16 di ottobre.
Nel mentre niente salsa, la mia vanità mi impedisce di fare uscite non strettamente indispensabili, poi mi figuro l'umiliazione mentre tasto il pavimento alla ricerca degli occhiali volati via dopo una figura un pò complicata!

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