di TrippiNel nostro primo blog abbiamo affrontato più volte il tema della violenza sulle donne e la difficoltà ad uscire da una situazione di oppressione non tanto o non solo fisica, ma psicologica. Il tema della sopraffazione tra le mura domestiche mi sta particolarmente a cuore e mi rendo conto di essere ipersensibile all'argomento. Anche se alcuni miglioramenti, nella presa di coscienza delle donne ci sono stati, questi evidentemente non sono sufficienti.
Bisogna rompere il muro di indifferenza e smetterla di ghettizzare il problema come appartenente alla dimensione del "privato".
Infatti la condizione con cui convivono le vittime è il silenzio: il loro innanzitutto, che spesso si vergognano di ammettere quello che gli succede e non chiedono aiuto, ma troppo spesso dei propri figli e familiari che voltano la testa dall'altra parte e fingono di non vedere, diventando complici dei loro aguzzini.
La storia personale di chi subisce, quando poi decide di aprirsi, o cerca una via d'uscita, quando lancia il messaggio nella bottiglia sono troppo personali per non avere diritto ad una risposta ad hoc.
Infatti la condizione con cui convivono le vittime è il silenzio: il loro innanzitutto, che spesso si vergognano di ammettere quello che gli succede e non chiedono aiuto, ma troppo spesso dei propri figli e familiari che voltano la testa dall'altra parte e fingono di non vedere, diventando complici dei loro aguzzini.
La storia personale di chi subisce, quando poi decide di aprirsi, o cerca una via d'uscita, quando lancia il messaggio nella bottiglia sono troppo personali per non avere diritto ad una risposta ad hoc.
Così quando ho trovato in coda di approvazione questa risposta/richiesta di aiuto di Isa nel 1° Molto rumore per nulla mi sono chiesta che cosa Isa desiderasse da me, da noi, ceh parole volesse leggere, che indicazioni cercasse! Un incoraggiamento a scappare, la forza e il supporto per fare quello che ora non riesce a fare? Forse.
La mia opinione personale è che non esiste un lieto fine per storie come quella di Isa, non c'è niente che lei possa fare per "salvare" il suo uomo, può soltanto cercare di salvare se stessa. Salvarsi da lui e da se, salvare la possibilità di potersi fidare di un'altra persona, di un altro uomo, salvare il suo futuro.A tutte le Isa che ci leggono dico che non sono sole e consiglio loro di rivolgersi a un centro specializzato!
In Italia c'è una fitta rete che aiuta le donne non solo quando hanno bisogno di scappare da un uomo e una vita che le intrappola in schemi assurdi, ma soprattutto quel supporto psicologico fondamentale per trovare il coraggio di farlo.
E voi? Cosa dite a Isa?
Vi lascio con questo bellissimo post di Alianorah che ci fa ricordare che la violenza domestica non è letteratura, ma una triste realtà sulla quale non si può continuare a tacere.
Se volete fare qualcosa anche voi, cominciate dalla più semplice:
non rimanete in silenzio, parlatene!



